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Robert Mapplethorpe - Biografia

1946

Robert Mapplethorpe, terzogenito di Joan e Harry Mapplethorpe, nasce il 4 novembre a Floral Park, nel Queens (New York). La famiglia è numerosa: i sei figli, quattro maschi e due femmine, vengono cresciuti con una rigida educazione cattolica, sulla scia del conformismo sociale e morale che caratterizza gli Stati Uniti del dopoguerra e che risulta amplificato dalla diffusione della cultura suburbana. La famiglia predica un ritorno ai valori tradizionali e inculca un forte senso di colpa legato alla sessualità, temi che Mapplethorpe esplorerà e sovvertirà nei suoi lavori. Il padre, ingegnere elettrico di professione, è appassionato di fotografia e dedica alla camera oscura una parte della casa di famiglia. Robert, tuttavia, non mostra ancora alcun interesse verso il mezzo fotografico.

1960

Robert è studente alla Martin Van Buren High School, nel Queens, dove impara a suonare il sassofono e scopre la possibilità di interpretare il corpo con un approccio fortemente creativo. Gli anni Sessanta sono un periodo intenso per gli Stati Uniti, segnati dalla guerra del Vietnam, dalle rivolte studentesche e dall’ascesa dei primissimi movimenti per i diritti della comunità omosessuale, che si propongono di trasformare la società a partire dall’estirpazione delle sue radici patriarcali. Il mondo artistico e culturale è in fermento e, nel 1962, il padre della pop art Andy Warhol fonda a Manhattan la sua celebre Factory, che diverrà un luogo di culto per la New York di quegli anni e che eserciterà una grande influenza sul giovane Mapplethorpe.

1963

Robert si diploma e si trasferisce presso il Pratt Institute di Brooklyn, con l’obiettivo di conseguire una laurea in progettazione pubblicitaria.

1965

 Il percorso di laurea in progettazione pubblicitaria non è la sua vera vocazione. Cambia studi dedicandosi al disegno, alla pittura e alla scultura.

1966

Nei suoi primi esperimenti artistici si riscontrano prevalentemente richiami psichedelici, che lasciano trasparire la profonda influenza e il fascino esercitato su di lui dalle raffigurazioni spirituali del pittore britannico William Blake e dalla cultura dell’LSD, assai diffusa tra i suoi compagni di studi.

1967

Robert incontra a New York una delle donne più importanti della sua vita, Patti Smith, allora laureanda in arte al Glassboro State College. Nata il 30 dicembre 1946 a Chicago, Patti era cresciuta in una famiglia modesta e si era trasferita a New York negli anni Sessanta. Interessata sin da giovane alla poesia e all’arte, dopo il breve periodo al Glassboro State College si dedica completamente alla scrittura e alla musica. Il suo incontro con Robert Mapplethorpe segna l’inizio di un percorso che la porterà a diventare una figura iconica del punk e della controcultura degli anni Settanta. I due decidono, dopo una brevissima frequentazione, di trasferirsi insieme in un appartamento vicino al Pratt Institute, dando inizio a una relazione profonda e formativa. Per guadagnarsi da vivere, Robert lavora come visual merchandiser presso il negozio di giocattoli FAO Schwarz di New York, mentre Patti frequenta l’ambiente artistico bohemien, lavorando in librerie e coltivando aspirazioni creative che esprime pubblicamente come poetessa, artista visiva e performer.

1968

Il 3 giugno la femminista militante Valerie Solanas attenta alla vita di Andy Warhol dopo un presunto rifiuto artistico, sparandogli e ferendolo gravemente all’addome. La notizia occupa per giorni le prime pagine dei giornali e ha un forte impatto sulla vita socioculturale della città, di cui Warhol e la Factory rappresentano un polo irrinunciabile. In questo periodo, la ricerca artistica di Robert Mapplethorpe è prevalentemente incentrata sulla realizzazione di collage. I richiami alla sua educazione cattolica sono ancora forti ed espliciti e si riversano nella sua produzione. I suoi riferimenti stilistici, tuttavia, cambiano, focalizzandosi su percorsi avanguardisti come quello intrapreso da Joseph Cornell o dal camaleontico Marcel Duchamp: Mapplethorpe sceglie così di impreziosire le sue composizioni costruendo scatole e altari capaci di conferire un nuovo senso iconografico alla sua fascinazione omoerotica.

1969

Abbandona definitivamente gli studi al Pratt Institute e, innamorato, si trasferisce con Patti Smith al Chelsea Hotel di Manhattan. Insieme frequentano i melting-pot artistici più in voga del panorama newyorkese, tra cui il bar-ristorante Max’s Kansas City, nei pressi di Union Square, dove si radunano molti membri della Factory di Warhol e dove Robert stringe rapporti con Gerard Malanga, Viva, Jackie Curtis, Danny Fields e Candy Darling; oppure il Chelsea Hotel, epicentro della controcultura artistica, frequentato tra gli altri da Bob Dylan, Janis Joplin e Arthur C. Clarke. Le comunità che si radunano in questi luoghi alimentano la curiosità di Mapplethorpe per le avanguardie e per la libertà di espressione creativa; in parallelo alla vita mondana, raccoglie nuovi spunti e continua il suo lavoro sui collage, iniziando ad accostare all’immaginario sacro frammenti pornografici prelevati da riviste erotiche. In questo stesso anno, sempre a New York, Andy Warhol fonda «Interview» insieme al giornalista John Wilcock e al poeta e fotografo Gerard Malanga. La rivista, concepita come una celebrazione della cultura pop e dell’avanguardia, ospita interviste informali a celebrità del cinema, della musica, dell’arte e della moda, spesso condotte dallo stesso Warhol; con uno stile unico che combina fotografia artistica e grafica innovativa, diventa un’importante piattaforma per promuovere la Factory e per amplificare la cultura delle celebrità emergenti. Considerata una voce fondamentale per tutti gli anni Settanta e Ottanta, «Interview» non si limita a catturare lo spirito della sua epoca, ma lo definisce, fungendo da ponte tra l’arte d’élite e la cultura popolare. La New York di questi anni è animata da un grande fermento artistico e politico, ma è anche segnata da profonde disuguaglianze sociali. Nella notte tra il 27 e il 28 giugno, allo Stonewall Inn, bar di riferimento per la comunità gay della città, l’ennesima irruzione violenta della polizia dà inizio ai moti di Stonewall: per la prima volta, gli avventori del locale decidono di ribellarsi ai soprusi, dando avvio a una serie di nottate di proteste e scontri. L’evento segna simbolicamente l’inizio dei movimenti di liberazione della comunità gay negli Stati Uniti.

1970

Robert incontra l’artista visiva Sandy Daley, anche lei inquilina del Chelsea Hotel. I due fanno amicizia e realizzano una performance video in cui Daley lo riprende mentre si fa fare un piercing al capezzolo. Immancabile, nel corto, è la voce di Patti Smith, che si presenta in veste di narratrice della scena. In segno di amicizia e riconoscenza per la collaborazione, Daley gli regala una macchina fotografica Polaroid, segnando così un punto di svolta nella sua produzione artistica. Lo spazio della camera/studio al Chelsea Hotel non basta più, e Robert si trasferisce con Patti in un loft nello stesso quartiere.

1971

Il corto Robert Having His Nipple Pierced viene proiettato al MoMA di New York. Frequentando l’ambito museale, Mapplethorpe incontra John McKendry, responsabile del dipartimento di stampe e fotografie del MET, che gli apre le porte dell’archivio fotografico: Robert viene folgorato dall’idea di adoperare la fotografia come mezzo artistico e dalle numerose possibilità offerte dai processi di stampa. È la storia dello strumento che lo affascina, e che gli permette di guardare con rinnovata meraviglia ai lavori di Alfred Stieglitz e Paul Strand. Il giorno del suo compleanno, al Chelsea Hotel, si tiene una delle sue primissime mostre, che raccoglie i suoi collage e le sue costruzioni artistiche.

1972

Robert conosce Sam Wagstaff, facoltoso collezionista ed esperto d’arte, con il quale dà vita a un longevo legame sentimentale e professionale. Guidato dall’ossessione fotografica di Mapplethorpe e devoto al suo protetto, Wagstaff gli compra un nuovo studio al numero 24 di Bond Street e comincia a investire nell’arte fotografica. Bond Street è al centro del fermento culturale e artistico che caratterizza il quartiere di NoHo (North of Houston Street). La zona è abitata da una comunità eclettica di artisti, musicisti, scrittori attratti dal buon mercato immobiliare e dagli ampi spazi industriali riconvertiti in loft. Bond Street riflette il mix di energia creativa e decadenza urbana che caratterizza la città, in cui edifici storici malmessi convivono con studi d’arte e locali underground. La via è parte di un microcosmo vibrante dove si intrecciano la nascente cultura punk, l’arte concettuale e le avanguardie. La presenza di gallerie d’arte, piccoli caffè e un clima di sperimentazione rende Bond Street un luogo emblematico per chi utilizza l’arte come manifesto di rifiuto e sfida per le convenzioni tradizionali.

1973  

Mapplethorpe inaugura alla Light Gallery di New York la mostra personale Polaroids, la prima fuori dai circuiti amatoriali. Scatta la fotografia che costituirà la copertina di Witt, terzo libro di poesie di Patti Smith.

1974

L’American Psychiatric Association, la più autorevole organizzazione professionale di psichiatri nel mondo, depatologizza l’omosessualità, rimuovendola dalla lista che inquadra i disturbi mentali.

1975

Robert realizza la copertina di Horses, il primo album di Patti Smith realizzato con un’etichetta musicale. Nello stesso anno Holly Solomon, influente gallerista e collezionista d’arte newyorkese, nota per il suo sostegno ai movimenti artistici emergenti, apre la sua galleria nel quartiere di SoHo (South of Houston Street): la Holly Solomon Gallery diventa presto un punto di riferimento per tutti quegli artisti che sfidano le convenzioni.

 

1976

Sam Wagstaff gli regala una Hasselblad 500C. Armato della sua nuova macchina, Robert inizia a frequentare il Mineshaft, leggendario locale gay-underground situato nel cuore del Meatpacking District di New York, dove riesce a mettere in immagine la sua prolifica esplorazione della sottocultura BDSM, posizionandosi come testimone visivo di pratiche sconosciute all’opinione pubblica. Il Mineshaft è più di un semplice club: è un luogo di esplorazione sessuale e sociale, dove la trasgressione e la libertà di espressione regnano sovrane. Il locale, privo di insegne esterne, si sviluppa su più livelli e include spazi tematici come stanze buie, gabbie, sling e un bar principale frequentato da artisti, intellettuali e membri della controcultura queer. La sua atmosfera cruda e viscerale lo rende un luogo d’attrazione per personaggi come Mapplethorpe, che qui trova un terreno fertile per esplorare i confini del concetto di potere applicato alla sessualità. Al tempo stesso, il Mineshaft incarna lo spirito ribelle e libertario della New York pre-AIDS, prima che la crisi sanitaria cambi per sempre il panorama culturale e sociale della città.

 

1977

A Robert viene commissionata una fotografia per la copertina di «Drummer», rivista di riferimento per le comunità leather e BDSM fondata e diretta da Jack Fritscher, che diventa suo amante. In concomitanza con questa dichiarazione d’intenti iconografici, Mapplethorpe inaugura nuove mostre personali a New York: Erotic Pictures a The Kitchen, Portraits e Flowers alla Holly Solomon Gallery. Quest’ultima si rivela una piattaforma cruciale per presentare il suo lavoro a un pubblico colto e influente, contribuendo a consolidare la sua reputazione nell’élite artistica e a posizionarlo come una voce innovativa nell’arte fotografica contemporanea. Nello stesso anno è invitato a partecipare a Documenta 6 a Kassel, in Germania: un altro momento significativo per la sua carriera, che lo inserisce in un contesto globale e rafforza la sua immagine su scala internazionale, riconoscendo il suo contributo alla fotografia come forma d’arte e posizionandolo tra i protagonisti della scena contemporanea.

1978

I suoi X Portfolio e Y Portfolio, che raccolgono rispettivamente i risultati delle sue avventure sadomaso e le anatomie floreali, vedono la luce in due pubblicazioni in edizione limitata che portano lo stesso titolo. In occasione della mostra personale Mapplethorpe Photographs, alla Simon Lowinsky Gallery di San Francisco, vengono rimosse dall’esposizione le immagini più esplicite: è il suo primo scontro con il fenomeno della censura. In tutta risposta, le immagini scartate vengono inserite in un’altra personale, tenutasi sempre a San Francisco alla Langton Street Gallery, dal titolo provocatorio Censored.

1979

Tom Baril, esperto di tecniche di stampa fotografica, viene assunto direttamente da Mapplethorpe per lavorare nel suo studio e occuparsi dei suoi bianchi e neri; manterrà l’incarico fino alla morte dell’autore.

1980

Robert conosce Lisa Lyon, prima vincitrice del campionato femminile di bodybuilding. Il suo corpo lo incanta, connubio perfetto tra la sinuosità formale del genere femminile e l’imponenza del culturista, e fa di lei la sua nuova musa. Flessuosa e muscolosa, Lisa sfida le convenzioni e il concetto di bellezza tradizionale, diventando un’icona per molte donne che cercano di rompere con gli stereotipi fisici imposti dalla società. Per Mapplethorpe rappresenta una fusione tra arte, erotismo e performance fisica, e gli permette di esplorare i temi della bellezza e della forza femminile, del desiderio e del corpo umano.

1981

Insieme al fidanzato Milton Moore, Robert si trasferisce in Bleecker Street, pur mantenendo il suo studio di Bond Street. Pubblica il terzo portfolio, Z, contenente fotografie di soggetti neri maschili. I corpi degli afroamericani sono sempre più centrali nella sua ricerca artistica e diventano un riferimento anche per le sue frequentazioni sentimentali. A un anno dall’elezione di Ronald Reagan, si registrano le prime morti causate da un virus che verrà poi identificato come HIV, responsabile dell’AIDS.

1982

Robert assume il fratello Edward come assistente nel suo studio. Diventato anch’egli fotografo, Edward cambia il cognome in Maxey su richiesta del fratello, per distinguersi da lui nell’ambiente creativo. Nel corso di quest’anno, l’AIDS viene ufficialmente riconosciuto negli Stati Uniti.

1983

Robert corona uno dei suoi sogni giovanili: si fa ritrarre da Andy Warhol e lo ritrae a sua volta. A corredo dell’omonima mostra tenutasi presso la galleria di Leo Castelli, Mapplethorpe pubblica il celebre libro Lady (edito in Italia da Idea Books, Milano), dedicato alle fotografie di nudo che ritraggono Lisa Lyon; i testi che accompagnano il volume sono di Germano Celant e Bruce Chatwin. A Venezia, presso Palazzo Fortuny, le opere di Mapplethorpe vengono esposte in una grande mostra curata da Germano Celant. Intorno all’evento si anima un grande dibattito che costringe gli organizzatori a vietare l’ingresso ai minori.

1984

Robert dirige un cortometraggio a colori con protagonista Lisa Lyon; lo intitola Lady, come il libro pubblicato l’anno precedente. Nello studio newyorkese di Andy Warhol, Keith Haring dipinge il corpo dell’icona Grace Jones, nuda se non per una serie di addobbi scultorei. Warhol incarica Robert Mapplethorpe di catturare i dipinti di Haring che si propagano sul corpo della Jones, molto somiglianti alle ben note opere di street art dell’artista.

1986

Pur ricoverato in seguito a complicazioni per una polmonite e nonostante la diagnosi di AIDS, Mapplethorpe continua a occuparsi di progetti ambiziosi. A novembre muore di AIDS Gia Carangi, top model di rilievo internazionale apparsa sulle copertine dei più importanti magazine americani; è una delle prime donne a cadere vittima dell’HIV negli Stati Uniti.

1987

A gennaio, Sam Wagstaff muore di polmonite causata dall’AIDS. Un mese dopo muore anche Andy Warhol per complicazioni chirurgiche.

1988

In seguito a un forte peggioramento delle sue condizioni di salute, Mapplethorpe decide di dare sostanza alla sua unica eredità materiale: fonda la Robert Mapplethorpe Foundation, un ente benefico direzionato a finanziare la ricerca sull’AIDS e la cultura fotografica a livello istituzionale. Al Whitney Museum of American Art di New York si apre la sua prima, grande retrospettiva allestita in un museo americano. A dicembre viene inaugurata la mostra The Perfect Moment all’Institute of Contemporary Arts di Filadelfia. Nello stesso anno, George H.W. Bush conquista la Casa Bianca come 41° presidente degli Stati Uniti. In un’America in mano ai repubblicani, il direttore del «Times» autorizza l’uso della parola gay per riferirsi agli omosessuali negli articoli della sua rivista, contravvenendo così a una precedente circolare, datata 1981, dove tale uso era categoricamente vietato.

1989

Mapplethorpe viene ricoverato nuovamente in ospedale, ma il suo fisico risulta già troppo consumato dalla malattia per sostenere un nuovo ciclo di cure sperimentali. Muore a Boston il 9 marzo per insufficienza respiratoria. Seguono due celebrazioni funebri, la prima per volere della famiglia, mentre la seconda su iniziativa del Whitney Museum of American Art. La mostra The Perfect Moment inaugura a Chicago, mentre l’esposizione prevista a Washington D.C. viene cancellata due settimane prima dell’apertura. La sede ospitante, la Corcoran Gallery of Art, si trova bersagliata di proteste: da questo episodio scaturisce un esteso dibattito nazionale sul presunto utilizzo di fondi pubblici per finanziare un’arte con forti richiami erotici, ma anche sulla libera espressione e la censura. In risposta all’indicazione morale, la mostra viene accolta dal Washington Project for the Arts, registrando un’affluenza di pubblico da record, mentre il senatore Jesse Helms – ultraconservatore e promotore, nel 1987, di una serie di leggi a divieto dei finanziamenti pubblici impiegati per la sensibilizzazione sull’AIDS – fa a brandelli le copie di alcune fotografie esposte, in segno di contestazione.

1990

A Cincinnati, Ohio, l’inaugurazione dell’esposizione che era stata oggetto di scandalo, The Perfect Moment, viene interrotta dalla polizia, che chiude temporaneamente il Contemporary Art Center per avviare un procedimento legale contro il direttore e l’istituzione, accusandoli di promuovere oscenità con i soldi dei contribuenti e incoraggiare la pornografia. Il caso attira intorno a sé una vasta attenzione mediatica e si sposta persino in tribunale dove però, in un secondo momento, il direttore e la galleria saranno assolti da tutte le accuse.

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