Patrick Mimran. Out of focus
28.03.2024 - 11.08.2024
Fino all’11 agosto 2024 nelle sale del primo piano è aperta al pubblico la mostra Out of focus, che presenta gli ultimi dieci anni di ricerca fotografica dell’artista Patrick Mimran attraverso 30 fotografie inedite e mai esposte in Italia. In Out of focus la maggior parte delle immagini riprodotte in grande formato è in bianco e nero ed è accompagnata da tre fotografie più piccole a colori nelle quali il soggetto dell’immagine grande viene riprodotto in un contesto altro e integrato, a sua volta, in un’altra fotografia. Un po’ come un taccuino visivo che illustra i momenti e i luoghi in cui le grandi fotografie sono state create.
Il fotografo
Nato a Parigi nel 1956, Patrick Mimran è un artista pluridisciplinare. Dagli anni Ottanta ha realizzato opere e installazioni utilizzando quasi tutti i mezzi e i supporti possibili, spaziando dalla fotografia alla tecnologia, dalla musica alla multimedialità.
«Ho riflettuto molto sul mezzo fotografico durante il mio percorso e, ancor di più, durante la realizzazione di questa serie. La fotografia è un mezzo artistico pieno di contraddizioni. Da un lato, sembra essere il più adatto a rappresentare la realtà nel modo più oggettivo possibile e, dall’altro, coloro che la utilizzano hanno tutti un’interpretazione diversa di ciò che è la cosiddetta realtà oggettiva. Tutte queste interpretazioni si oppongono e divergono le une dalle altre. Alcuni ritengono che il bianco e nero sia la forma di rappresentazione visiva più artistica e maggiormente adatta a trasmettere l’oggettività di una scena o di un soggetto, mentre altri difendono strenuamente la fotografia a colori. Lo stesso tipo di controversia esiste tra la fotografia digitale e quella analogica. Per quanto mi riguarda, la realtà oggettiva non mi interessa. Non mi piace vedere le cose come sono, ma come le immagino o come vorrei che fossero».
Patrick Mimran
La mostra Out of focus
In Out of focus, l’artista ha lavorato principalmente sulla mancanza di nitidezza, non solo dei contorni, ma dell’intera immagine con l’obiettivo primario non di essere indeciso sulla definizione del soggetto ma, al contrario, di farne emergere la realtà completa nel suo insieme attraverso uno sguardo che all’inizio sembra astratto, ma che diventa sempre più realistico man mano che lo si osserva e che contrasta con la nitidezza delle immagini a colori che, con il loro formato più piccolo, accompagnano e definiscono le grandi fotografie. Se lo strumento fotografico è stato progettato per rappresentare la realtà così com’è, Mimran pare utilizzarlo al contrario. Per l’artista il modo migliore per catturare un soggetto, vivente o inanimato, non è quello di rappresentarlo il più fedelmente possibile, ma di allontanarsene fino all’astrazione.
«Ci troviamo nella dimensione dell’inconscio, in un perpetuo fluire iconografico di figure indefinibili, che sfidano l’occhio del pubblico a rintracciare la geometria originaria. Si direbbe un’opera costruita unicamente per lasciare spazio all’ambiguità, perché la fotografia, contrariamente alla sua compostezza strumentale, è pura menzogna. Ecco allora che Mimran raccoglie i frutti di quella illusione di verità e prende per mano una dimensione fiabesca e la fa propria. Su questo limite incontrollabile viene restituita all’osservatore la sovranità di interpretare liberamente questa rielaborazione della realtà».
Denis Curti, direttore artistico delle Stanze della Fotografia